Överstelöjtnant, guvernör. Född c:a 1782 död 1818.
Överstelöjtnant i flottan, sedermera guvernör på St. Barthélemy. Född i Stockholm 31 juli 1782, son till överstelöjtnant Carl Reinhold Rosensvärd [född Pettersén], död på Nevis i Västindien 10 december 1818. Verksam inom Sjömätningskåren, bl.a. under dess karteringar av västkusten 1803-1805. Den 9 maj 1815 utsågs majoren vid arméns flotta, 33-årige Johan Samuel Rosensvärd till överstelöjtnant och disktriktschef. Vid detta tillfälle kom meningsskiljaktigheter rörande utnämningen i dagen. Sista levnadsåret guvernör på S:t Barthelemy. Gift med Kristina Sofia Apelqvist, avliden ej långt efter maken i Gustavia på S:t Barthelemy. Deras son Johan Henrik föddes på S:t Barthelemy 13 oktober 1813. Han återfördes till Sverige av släktingar och genomgick en framgångsrik karriär, rikt dekorerad med utmärkelser, och var krigsminister då St Barthelemy återfördes till Frankrike.
Se vidare Sveriges Sjökarta, Dahlgren - Richter, Stockholm 1944 sid 120.
I samma arbete beskrivs på sidan 252 o.s.v. utförligt om kartogr...
Bland arbeten.
Grundkarta Havstenssund 1803-1805
Grundkarta Fjällbacka 1803-1805
Tingbrand, Per – Who Was Who in St. Bartholomew during the Swedish epoch?Sveriges Sjökarta, Dahlgren - Richter, Stockholm 1944
Tjänstgjorde i svenska fortifikationskåren. 'Rodenburgh tillhörde en gammal adelssläkt i Flandern. Efter att ha skaffat sig erfarenhet i nederländsk sjöfart och i fält, gick han i rysk tjänst och blev översteingenjör hos storfursten av Moskva, innan han 1637 erbjöd sina tjänster åt generalguvernören i Livland Bengt Oxenstierna'.
Kart & Bildteknik 2003:3, artikel "Från Nyen till Hiddensee. Svensk kartläggning under 1600-talet". Av Ulla Ehrensvärd.
1596-1673. Född och död i Amsterdam.
Holländsk kartograf, bror till Cornelius Blaeu och son till Willem Janszoon Blaeu. Han var 1633-34 kartograf vid det holländska ostindiska kompaniet. Förutom att deltaga i familjens kartarbeten och föra dessa vidare efter faderns och broderns för tidiga död, gav han själv 1648 ut en stor världsatlas, 'Nova totius terrarum orbis tabula' i 20 blad, ett mycket omfattande utfört arbete, helt uppdaterat. Firmans kontor och lager i Gravenstraat eldhärjades svårt 1672 och skadorna blev förödande. En mängd kopparstick förlorades, däribland de norska som aldrig kunde tryckas igen. Jessen-Schardeböll nämner redan 1763 Blaeus kartor som sällsynta. Efter Joan Blaeus död gick affären över till sönerna Willem, Pieter och Joan.
Bland arbeten.
Nova totius terrarum orbis tabula.
Jessen. - Nederl. biogr., X. - Tooley.
Karta öfver Stockholm. - 1904.
'la Ville de Cayenne.' - 1753.
Ermanno Stradelli è il più importante esploratore italiano dell'Amazzonia. Nato nel 1852 a Borgotaro (Parma) in una famiglia nobile da cui eredita il titolo di conte, studia nel collegio Santa Caterina di Pisa, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di quell'ateneo e compone versi, ma ben presto si dedica per conto proprio a studi di etnologia, topografia, farmacologia e omeopatia, botanica e zoologia, fotografia, portoghese e spagnolo, tutto quanto cioè gli è necessario per realizzare il suo sogno di diventare esploratore e geografo. Nel 1879, a sue spese, si reca in Brasile, arrivando a Manaus, base delle sue spedizioni in vari punti dell'Amazzonia. Visita la regione del Vaupés una prima volta nel 1881 e di nuovo nel 1882, quando risale il Vaupés fino a Yavaraté e il Papurí fino a Piracuara. Rientra in Italia nel 1884 per terminare rapidamente gli studi universitari di diritto ed esercita per qualche tempo a Genova. Ma l'innamoramento per la selva è sempre forte: nel 1885 pubblica a Piacenza Eiara, poemetto ispirato a una leggenda indigena, e la traduzione dal portoghese del romantico poema epico indigenista La confederazione dei Tamoi, di D. J. Gonçalves Magalhães.
Nel 1887 si imbarca nuovamente, stavolta per il Venezuela, con l'ambizioso proposito di individuare le sorgenti dell'Orinoco. A Caracas viene accolto dal presidente Guzmán Blanco e apprende che il francese Chaffanjon afferma di essere arrivato alla sua meta l'anno precedente. Dubitando di tale scoperta, decide di compiere comunque la traversata fino a Manaus. Nel 1890 è di nuovo nel Vaupés, spingendosi nel 1891 fino alle cascate di Yuruparí. E invia le dense relazioni intorno ai suoi viaggi, dallo stile sobrio ma incisivo, al 'Bollettino della Società Geografica Italiana', che patrocina le sue ricerche. Escono così le sue opere principali: Un viaggio nell'Alto Orenoco nel 1888, Rio Branco e Dal Cucuhy a Manaos nel 1889, L'Uaupés e gli Uaupés, la Leggenda dell'Jurupary nel 1890 e Iscrizioni indigene della regione dell'Uaupés nel 1900.
Nel 1893 si naturalizza brasiliano, convalida il proprio titolo di studio e prende ad esercitare l'avvocatura a Manaus. Nel 1897 compie un breve viaggio in Italia con il proposito di fondare una compagnia italo-brasiliana nel settore della gomma, ma non ha successo e ritorna subito in Amazzonia. Pubblica ancora brevi dizionari di lingue indigene, redige carte geografiche, raccoglie leggende. Ottiene già nel 1895 un incarico pubblico che esercita fino al 1923 quando va in pensione e su insistenza della famiglia pensa a rimpatriare. Gli viene però diagnosticata la lebbra e vive così gli ultimi anni in un lebbrosario presso Manaus in compagnia di mappe, manoscritti e ricordi, fino alla morte avvenuta nel 1926. Esce postuma sulla 'Revista do Instituto Histórico Geográfico Brasileiro' di Rio de Janeiro, nel 1929, la sua opera più estesa, i Vocabulários portoghese-nheêngatú, monumentale raccolta di osservazioni su ogni aspetto della cultura indigena amazzonica attraverso la língua geral del gruppo tupí, utilizzata nel XIX secolo e agli inizi del XX come lingua franca e viva ancora oggi nella toponomastica e in molti termini passati allo spagnolo o portoghese locali.
Stradelli era conosciuto e stimato dai nativi del Vaupés, che lo chiamavano 'Il conte' e gli attribuivano persino poteri magici, forse per via degli strumenti scientifici (come il microscopio capace di ingigantire un pidocchio) e dell'apparecchiatura fotografica (purtroppo il suo tesoro di cliché si è rovinato e quelle immagini sono andate perdute). Nei suoi scritti è scrupoloso e obiettivo quanto serenamente brillante nel narrare, e soprattutto si mostra privo di pregiudizi eurocentrici e animato da un enorme rispetto per le culture indigene. Pronto a condividere esperienze con i suoi ospiti, era tra i pochissimi bianchi cui fosse permesso percorrere liberamente la zona. Guardava con preoccupazione i metodi presuntamente civilizzatori dei bianchi (militari, commercianti, evangelizzatori) e considerava una grave sventura la scomparsa dei popoli indigeni e l'annientamento del loro modo di vivere e interpretare il mondo.
Nel 1883, i francescani italiani Coppi e Canioni scatenano nel Vaupés una rivolta indigena che blocca l'attività missionaria nella regione per molti anni. Profanano infatti dal pulpito della loro chiesa di Ipanoré il culto indigeno di Yuruparí, che equiparano al diavolo, e sono costretti alla fuga. Per Stradelli l'idea che quelle credenze e cerimonie tradizionali, di cui aveva già avuto notizia, fossero una sorta di religione demoniaca è un'esagerazione di Coppi, prevenuto contro tutto quanto usciva dall'orbita cristiana. Per verificare questa sua intuizione, Stradelli comincia a indagare su quel mito e ha la fortuna di poter trascrivere in italiano la versione della leggenda fornitagli in língua geral dall'amico Maximiano José Roberto, saggio capo indigeno discendente da capi Manaos e Tariana, il quale aveva ordinato criticamente gli apporti di vari altri indigeni. Da tale pregevolissimo documento etnografico e letterario esce una figura di Yuruparí antico eroe legislatore, né malefico tentatore né destinatario di preghiere o sacrifici, bensì protagonista di una saga amazzonica e maestro di costumi ritualizzati in feste collettive. Poiché il manoscritto originale è andato perduto, questo ciclo mitologico fondamentale si studia in America Latina partendo dal testo italiano di Stradelli, che è stato ripubblicato in calce al volume di Danilo Manera Yuruparí. I flauti dell'anaconda celeste
(Feltrinelli Traveller 1999.) - Se bild.